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Gruppo ARTEMISIA

Gruppo ARTEMISIA

ARTEMISIA
Il gruppo Artemisia, si chiama così omaggio a una grande pittrice della prima metà del seicento, che divenne famosa come ritrattista: Artemisia Gentileschi.
Venne celebrata nei libri d’arte più come figlia di un famoso maestro che come pittrice, solo recentemente rivalutata tra i protagonisti della pittura seicentesca.
In piena controriforma sfidò la morale corrente e  assunse posizioni anticonformiste e rivoluzionarie per quei tempi, volendo affermare la sua indipendenza, come donna  e come artista.
Dipinse grandi ritratti e  composizioni d’ispirazione storica e celebrativa, la sua pittura, in cui spesso si ritrovano figure femminili, eroiche e anche aggressive, hanno sempre una grazia e una robustezza  nell’impianto del disegno, che ci sono parse di straordinaria modernità.
Per queste ragioni abbiamo intitolato il nostro gruppo con il suo nome, per renderle omaggio, e perché riconosciamo in Artemisia un esempio di qualità femminili che ci sembrano pregevoli.
Artemisia come quasi tutte le pittrici era figlia di un grande pittore, ma non lavorò con lui, si creò una carriera indipendente.
Le caratteristiche del nostro gruppo: siamo cinque donne che hanno scelto di lavorare nel mondo della pittura come professioniste, alcune di noi insegnano materie artistiche nelle scuole, una si dedica alla decorazione pittorica.
La pittura si costruisce, nella nostra esperienza, lavorando dal vero, con un modello  che serve come punto di partenza per una realizzazione pittorica che può essere più o meno aderente alla realtà visiva. Spesso il vero serve ad attivare un processo fantastico che si ricollega a immagini viste o sognate o ispirate a opere d’arte.
Abbiamo un modo di lavorare molto simile e simili sono gli intenti, perché abbiamo avuto un maestro in comune da cui abbiamo imparato la prassi della pittura e presso il quale ci siamo conosciute: dal professore e amico Luigi Lomanto abbiamo imparato la pratica di un mestiere che l’arte degli anni ’50 e ’60 pareva aver definitivamente superato. L’arte dadaista ha dirottato l’interesse verso installazioni, allestimenti ed interventi, che pur collocandosi nel campo dell’arte e del costume, rigettavano il collegamento con la tradizione.
Noi pensiamo che il legame con la pittura tradizionale, non si sia mai in realtà spezzato, e che sia possibile oggi dipingere con un linguaggio che sia contemporaneo e non convenzionale.
Per questo usiamo materiali come la tela di lino, i colori ad olio, i pennelli di setola, le tavolette di legno, e le preparazioni dei supporti sono fatte da noi, ma usiamo anche i colori puri, i forti contrasti e usiamo i complementari per dare rilievo alle forme, i cromatismi risentono delle esperienze delle avanguardie e dei fauves.
Nella pittura, la forma è spesso il contenuto stesso del lavoro, così uno stesso soggetto, rappresentato con un colore trasparente, per sovrapposizione, è assai diverso  se rappresentato con colori pastosi, in strati materici e coprenti; la sua diversità non è solo visiva, ma anche poetica, non cambia cioè solo la sua apparenza ma anche il suo significato.
Di preferenza i soggetti rappresentati sono figure umane, molto spesso femminili, a volte è il nudo, è una scelta dettata dalla maggiore facilità a entrate in sintonia con un soggetto duttile e sempre nuovo, che può di volta in volta trasformarsi ed assumere sembianze  molto diverse.
Lavorare in gruppo significa, discutere le scelte  che si fanno e confrontarle, serve quindi da stimolo e per evitare di cadere nell’autocompiacimento, un rischio sempre in agguato per un pittore.
Significa anche guardare il nostro lavoro da diversi punti di vista; vi è poi l’aspetto pratico, che ci permette di dividere le spese e rendere meno onerosi il lavoro in studio e  la parte espositiva.
Le mostre sono necessarie per completare il processo comunicativo dell’opera pittorica: Il pittore riceve le suggestioni dal mondo che lo circonda e ha bisogno, per rispondere a una necessità interiore di trasformare questi stimoli in elaborazioni che con la pratica operativa diventano quadri o disegni, la comunicazione avviene quando il quadro o l’opera disegnata sono esposti e restituiti all’ambiente esterno.

Il gruppo si chiama così in omaggio a una grande pittrice della prima metà del seicento, che divenne famosa come ritrattista: Artemisia Gentileschi.

Venne celebrata nei libri d’arte più come figlia di un famoso maestro che come pittrice, solo recentemente rivalutata tra i protagonisti della pittura seicentesca.

In piena controriforma sfidò la morale corrente e  assunse posizioni anticonformiste e rivoluzionarie per quei tempi, volendo affermare la sua indipendenza, come donna  e come artista.

Dipinse grandi ritratti e  composizioni d’ispirazione storica e celebrativa, la sua pittura, in cui spesso si ritrovano figure femminili, eroiche e anche aggressive, hanno sempre una grazia e una robustezza  nell’impianto del disegno, che ci sono parse di straordinaria modernità.

Per queste ragioni abbiamo intitolato il nostro gruppo con il suo nome, per renderle omaggio, e perché riconosciamo in Artemisia un esempio di qualità femminili che ci sembrano pregevoli.

Artemisia come quasi tutte le pittrici era figlia di un grande pittore, ma non lavorò con lui, si creò una carriera indipendente.

Le caratteristiche del nostro gruppo: siamo cinque donne che hanno scelto di lavorare nel mondo della pittura come professioniste, alcune di noi insegnano materie artistiche nelle scuole, una si dedica alla decorazione pittorica.

La pittura si costruisce, nella nostra esperienza, lavorando dal vero, con un modello  che serve come punto di partenza per una realizzazione pittorica che può essere più o meno aderente alla realtà visiva. Spesso il vero serve ad attivare un processo fantastico che si ricollega a immagini viste o sognate o ispirate a opere d’arte.

Abbiamo un modo di lavorare molto simile e simili sono gli intenti, perché abbiamo avuto un maestro in comune da cui abbiamo imparato la prassi della pittura e presso il quale ci siamo conosciute: dal professore e amico Luigi Lomanto abbiamo imparato la pratica di un mestiere che l’arte degli anni ’50 e ’60 pareva aver definitivamente superato. L’arte dadaista ha dirottato l’interesse verso installazioni, allestimenti ed interventi, che pur collocandosi nel campo dell’arte e del costume, rigettavano il collegamento con la tradizione.

Noi pensiamo che il legame con la pittura tradizionale, non si sia mai in realtà spezzato, e che sia possibile oggi dipingere con un linguaggio che sia contemporaneo e non convenzionale.

Per questo usiamo materiali come la tela di lino, i colori ad olio, i pennelli di setola, le tavolette di legno, e le preparazioni dei supporti sono fatte da noi, ma usiamo anche i colori puri, i forti contrasti e usiamo i complementari per dare rilievo alle forme, i cromatismi risentono delle esperienze delle avanguardie e dei fauves.

Nella pittura, la forma è spesso il contenuto stesso del lavoro, così uno stesso soggetto, rappresentato con un colore trasparente, per sovrapposizione, è assai diverso  se rappresentato con colori pastosi, in strati materici e coprenti; la sua diversità non è solo visiva, ma anche poetica, non cambia cioè solo la sua apparenza ma anche il suo significato.

Di preferenza i soggetti rappresentati sono figure umane, molto spesso femminili, a volte è il nudo, è una scelta dettata dalla maggiore facilità a entrate in sintonia con un soggetto duttile e sempre nuovo, che può di volta in volta trasformarsi ed assumere sembianze  molto diverse.

Lavorare in gruppo significa, discutere le scelte  che si fanno e confrontarle, serve quindi da stimolo e per evitare di cadere nell’autocompiacimento, un rischio sempre in agguato per un pittore.

Significa anche guardare il nostro lavoro da diversi punti di vista; vi è poi l’aspetto pratico, che ci permette di dividere le spese e rendere meno onerosi il lavoro in studio e  la parte espositiva.

Le mostre sono necessarie per completare il processo comunicativo dell’opera pittorica: Il pittore riceve le suggestioni dal mondo che lo circonda e ha bisogno, per rispondere a una necessità interiore di trasformare questi stimoli in elaborazioni che con la pratica operativa diventano quadri o disegni, la comunicazione avviene quando il quadro o l’opera disegnata sono esposti e restituiti all’ambiente esterno.

Fanno parte del Gruppo Artistico Artemisia, oltre ad Emanuela Volpe, Francesca Bruni, Renata Ferrari, Rita Carelli Feri e Pea Trolli.

Per saperne di più visita il sito Artemisia5.it

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